Candidato Sindaco
Giorgio Goggi

Milano per tutti e di tutti

La candidatura di Giorgio Goggi rappresenta la sintesi ideale del progetto politico che accomuna le liste di “Socialisti di Milano” e “Milano Liberale” che lo sostengono.

Il progetto muove dalla presa d'atto del crescente deficit di rappresentanza politica dei due schie-ramenti maggiori, che si contrappongono per garantirsi una sopravvivenza, che non appare giusti-ficata né da una profonda divergenza dalle esperienze di governo locale, né da profonde diver-genze nella pratica amministrativa.

Giorgio Goggi, “Socialisti di MILANO” e “Milano Liberale” riassumono la storia della città e del municipalismo ambrosiano che si è caratterizzato per il rafforzamento della coesione sociale e del-la libera iniziativa, nonché per la promozione delle libertà civili, del benessere economico, e della solidarietà.

Innovazione, cultura, mediazione sociale, infrastrutture materiali e immateriali, assi-stenza e sanità, uguaglianza e giustizia, sono state e continueranno ad essere la bussola dell'azione politica di “Socialisti di Milano” e “Milano Liberale”. Un'idea razionale, intramontabile e ancora nuova per Milano e l'Italia, una luce visibile dall'Euro-pa e non solo.

Milano, con la sua prevalente connotazione immobiliare, non è più una città di tutti e per tutti

È ormai una città che privilegia le persone abbienti e che si dimentica delle persone e delle famiglie meno fortunate, e continua a pianificare uno sviluppo che lascia queste ultime ancor più ai margini.

È una città dove il grande sviluppo immobiliare, favorito dal Comune con oneri di urbanizzazione oltremodo bassi, ha fatto crescere oltre misura il costo delle case e degli affitti, ma che, nel contem-po, non costruisce edilizia sociale se non in minima quantità.

Una città ove ad ogni bando per allog-gi di edilizia sociale partecipano oltre quattordicimila famiglie. Le famiglie a medio reddito che non possono rivolgersi all’edilizia sociale ma non possono neppure pagare gli alti costi delle case e degli affitti, sono le più svantaggiate e dimenticate.

È una città in cui, complice la pandemia, l’area della povertà assoluta, che in Italia affligge già 5,6 milioni di individui, si allarga sempre più, nonostante le apparenze e l’orgoglio dichiarato, della Mi-lano ricca e sempre in crescita. Le lunghe file alle associazioni che forniscono pasti ai più bisognosi sono un segnale ormai non più episodico, e sono parte costante del nostro vivere quotidiano.

Milano è una città che nello scorso anno è stata abbandonata da 40.000 famiglie residenti per gli ec-cessivi costi delle abitazioni e della vita, subito sostituite da un gran numero di famiglie mononuclea-ri.

Nonostante ciò, il Sindaco e la giunta di Milano sviluppano politiche e assumono decisioni che il più delle volte confliggono, o sono divisive, con quelle messe in atto dalla Città Metropolitana di cui Sa-la è Sindaco senza essere stato eletto dai cittadini dei comuni che ne fanno parte. Una incongruenza che penalizza gli stessi comuni e i cittadini dell’intera area metropolitana. Non a caso, le ultime Giunte hanno lasciato cadere progetti di nuovi interventi di trasporto che avrebbero favorito la mobilita per tutti i cittadini milanesi e alla grande scala urbana: il secondo pas-sante ferroviario, i parcheggi per residenti, i parcheggi d’interscambio, la M6, rendendo difficile l’accesso alla città e costringendo spesso quanti vengono da fuori Milano ad utilizzare la propria auto con quanto di negativo questo comporta in termini di impatto ambientale e di costi economici.

Per limitare questa contrapposizione tra la Città e la sua area metropolitana, la nostra coalizione ha proposto a tutti i parlamentari della Lombardia di porvi rimedio facendo approvare dal Parlamento l’elezione diretta del Sindaco della Città Metropolitana, in contemporanea con quella del Sindaco di Milano. Ma nessun cenno è arrivato da alcun parlamentare lombardo. La coalizione Socialisti di Milano e Milano Liberale è la risposta politica all’astensionismo, al degra-do della politica, alla rassegnazione, al centralismo delle decisioni e all’inefficienza delle istituzioni.

Il Patto Sociale

La potenza di Milano è data da un duplice patto sociale, operante in varie forme da secoli.

Infatti, Milano non è solo la città limitata dai suoi confini, ma una regione urbana di cinque milioni di abitanti che vivono e lavorano in stretta simbiosi con essa.

Milano si può quindi comportare come una città mondiale perché gli insediamenti circostanti le fornivano tutta la potenza necessaria per es-serlo. L’implicito patto sociale è consistito, in passato, nell’associare tutti i cittadini della regione urbana nell’economia milanese alla pari con i cittadini milanesi, dando loro ampio accesso alla città (fin dalle ferrovie e tranvie dell’800) e ricevendo da questi la necessaria massa critica per crescere. Il secondo patto sociale è quello della solidarietà tra i ceti: Milano ha sempre sostenuto i ceti più de-boli e li ha sempre integrati nell’economia della città.

Ci sono esempi storici importanti: come quello che fecero i sindaci Caldara e Greppi perché si potes-se uscire in fretta e bene dai disastri delle due guerre mondiali e il sindaco Tognoli per uscire dagli anni bui del terrorismo. Anche i privati milanesi non hanno mai abbandonato i cittadini più deboli, finanziando e realizzando opere di sostegno alle famiglie, al lavoro e alla povertà, con solidarietà e fraternità.

Il patto sociale è anche una necessaria e inevitabile mediazione per evitare la radicalizzazione dello scontro sociale. Non a caso fu lo strumento utilizzato dai Sindaci socialisti per risollevare la città do-po le tragedie della storia: Caldara, Greppi, Tognoli. Oggi la situazione è cambiata: Milano opera solo per sé stessa e si chiude all’area urbana sia in termi-ni di accessibilità sia in termini economici. La città è poi diventata più esclusiva vuoi in urbanistica (grattacieli e non case popolari), vuoi nelle regole di accessibilità e ambientali (abbandono di infrastrutture d’accesso già pianificate, restringi-mento di strade, regole ambientali a scapito dei ceti più deboli, ecc.), vuoi sul piano delle politiche sociali.

Di fatto il patto sociale, nel suo duplice aspetto, non viene più rispettato. Questo non può che prepa-rare un declino di Milano, poiché trascura e indebolisce quello che ha fornito la sua potenza.

Milano da città più inclusiva d’Italia è divenuta, sotto i nostri occhi, una città altamente estrat-tiva: ovvero da città che gestisce le risorse per aumentare il benessere di tutti e allargarne l’ambito, a città che sfrutta le risorse di tutti a vantaggio di pochi

Per questo occorre rinegoziare un nuovo patto sociale, con la città e con la regione urbana e con i ceti: questo è il compito su cui la coalizione dei Socialisti di Milano e Milano Liberale si impegnano.

Occorre sostenere le famiglie, difendere i diritti umani, agire concretamente anche come Ammini-strazione comunale, non lasciando sole le associazioni di volontariato: nell’azione di contrasto alla violenza contro le donne, nel garantire sicurezze a tutti, garantire ai giovani nuove opportunità di la-voro, nuova socialità, nuovi spazi di aggregazione, cultura e formazione.

1. DEMOCRAZIA

La democrazia a Milano non è affatto completa e, soprattutto dopo l’istituzione della Città Metropo-litana, vive una vera situazione di emergenza.

Il sindaco di Milano governa la città Metropolitana senza essere eletto da suoi cittadini, un assetto che difficilmente si crederebbe conforme alla Costituzione.

Città Metropolitana

La nostra Coalizione propone di istituire il Sindaco della Città Metropolitana, eletto a suffragio universale da tutti i suoi cittadini, un Sindaco che si possa confrontare alla pari con il Sindaco della città capoluogo e che possa rappresentare e sostenere i bisogni e gli obiettivi dei suoi cittadini.

Molto spesso i bisogni del capoluogo e quelli della Città Metropolitana sono in conflitto, ma la situa-zione attuale non consente che le ragioni della Città Metropolitana vengano ascoltate e che il conflitto potenziale tra i due enti venga composto, come avveniva con la Provincia, quando alla fine le risposte amministrative potevano essere utili ad entrambi.

La presenza del Sindaco della Città metropolitana diverso e autonomo obbligherà l’ascolto e la com-posizione dei conflitti ed i suoi cittadini avranno pari dignità democratica. Se così non fosse questo obbrobrio costituzionale realizzato con la legge Delrio dovrebbe essere risolto con l’abrogazione di quella stessa legge e il ritorno alle vecchie Province.

Difensore Civico

A Milano va di nuovo istituito il Difensore Civico, cui i cittadini si possano rivolgere, ufficio già esistente che poi venne abolito.
I cittadini non possono essere lasciati soli di fronte a possibili errori o abusi dell’Amministrazione.

Municipi

I Municipi vivono da anni una stagione ambigua. Superata la fase originaria dei consigli di zona prima e delle zone del decentramento elettive poi, con l’ultima riforma del 2016 avrebbero dovuto godere di maggiore autonomia amministrativa e di adeguate risorse finanziarie per consentire un’effettiva azione nell’erogazione dei servizi, avendo ricevuto per regolamento ampie e significati-ve competenze.

Quali la gestione dei servizi alla persona, dei servizi sociali ed educativi, la gestione e manutenzione del patrimonio comunale, l’edilizia privata, il verde pubblico e l’arredo urbano, la si-curezza, le attività commerciali ed artigianali, i rapporti con i cittadini in materia di entrate e lotta al-la evasione. Tutte competenze che non sono state esercitate perché il decentramento delle competenze si è realiz-zato a parole e non nei fatti.

Così, i municipi non godono di un’effettiva autonomia amministrativa, e non dispongono di una vera autonomia politica. Occorre una riorganizzazione dal basso del governo comunale, perché sia efficiente e vicino ai citta-dini che devono tornare pienamente protagonisti, razionalizzando e semplificando i processi decisio-nali pubblici, politici e amministrativi, in autonomia di funzioni ben delineate.

Noi proponiamo di trasferire ai municipi una precisa e consistente porzione del bilancio che possano utilizzare in autonomia per i capitoli loro delegati. Diversamente occorrerà una profonda revisione e una riflessione collettiva, affinché non sopravvivano come enti spesso considerati, dall’opinione pubblica, inutili e costosi.

Partecipazione

Il Comune si impegnerà a realizzare strumenti e strutture condivise, nell’ambito delle proprie prerogative atte a garantire la partecipazione di tutti i cittadini alle scelte politiche e amministra-tive che verranno attuate, ascoltando e valorizzando le richieste e le critiche della cittadinanza nelle sue varie forme di rappresentanza,

fornendo le necessarie risposte e giustificazioni, ove necessario con appositi dibattiti pubblici o pubbliche consultazioni, con una struttura apposita per l’ascolto e la valutazione delle richieste dei cittadini e dei comitati.

Quando necessario sarà utilizzato lo strumento del referendum.

Trasparenza

Tutti gli atti del Comune verranno resi pubblici e disponibili, oltre alla pubblicità obbligatoria, con pubblicazione sul sito del Comune o a richiesta dei cittadini.

Efficienza dell'amministrazione

Il Comune dovrà implementare il processo di digitalizzazione esteso ai Municipi per incremen-tare l’efficienza dell’amministrazione, riducendo i tempi per il rilascio dei documenti e dei certifi-cati online e per tutte la attività al servizio dei cittadini, conferendo, insieme, incentivi al personale del Comune e maggiore qualità ed efficienza delle strutture informatiche.

Bisogna attuare un grande piano di semplificazione della macchina burocratica, ancora troppo farra-ginosa e organizzata più far sopravvivere sé stessa, che non per favorire le esigenze dei cittadini e delle imprese.

2. POVERTA'

Superare l'emergenza

Il Covid ha lasciato anche a Milano ampi strati di persone e famiglie povere, che si rivolgono alla ca-rità anche per la sopravvivenza.
Il volontariato privato, laico o cattolico, non basta e non può essere l’alibi perché il Comune non intervenga direttamente. Il Comune deve farsi carico subito di questa situazione, insieme ai molti privati di buona volontà, per fare in modo che questi cittadini riescano a superare l’emergenza.

Va recuperato lo spirito di ricostruzione che ha animato la città nel dopoguerra e l’identità di Milano con il court in man.

Vanno trovati strumenti anche nuovi per dare una dignitosa occupazione, anche provvisoria, a coloro che ne sono rimasti privi, coinvolgendo i corpi intermedi, le organizzazioni sindacali e di categoria, favorendo occasioni e punti di incontro, anche attraverso il potenziamento e decen-trando degli sportelli e servizi già in essere.
Oltre agli strumenti di sostegno previsti, il Comune potrebbe impegnare temporaneamente le persone senza lavoro in lavori socialmente utili nel periodo di transizione verso una nuova occupazione stabi-le. Prendendo ad esempio quello che fu fatto negli USA durante la grande depressione.

Allo stesso tempo, vanno attivate tutte le istituzioni e gli strumenti per dare risposte alla domanda di un lavoro stabile.

3. SALUTE

Il Sindaco

Il Sindaco è l’autorità sanitaria del Comune, ma il suo operato non si è visto durante la pande-mia.
Il Comune non ha usato nessuno dei suoi strumenti di assistenza per alleviare la situazione dei malati e delle loro famiglie.

Eppure, avrebbe avuto modo di far valere il suo contributo: la sanità territoriale in città è ampiamen-te deficitaria, i medici di base rari e oberati, la sanità distrettuale o territoriale già prevista fin dalla legge 833/78 non è mai stata veramente attuata.
Questa mancanza, durante la pandemia ha creato gravi danni ai pazienti, alle famiglie e soprattutto agli anziani.

Il Sindaco non può rinunciare al suo compito, né lo può delegare in toto alla Regione: questo è il nodo problematico della sanità Milanese.
Anche l’“Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali” nel suo rapporto del 16.12.2020 ha scritto che il Comune di Milano “non può continuare ad essere praticamente assente sui temi della preven-zione e della tutela della salute pubblica”.

Costruire la sanità territoriale

Poiché, dopo la disastrosa pandemia, tutta la sanità territoriale è da rivedere, il Comune dovrà essere il protagonista di questa ricostruzione.
Occorre realizzare i centri di medicina di base, ovvero luoghi in cui si raccolgano alcuni medici di base che garantiscano ai cittadini la continuità assistenziale, dotati di servizi di segreteria, di apparecchiature per i più semplici esami, della presenza di qualche specialista.
Centri che devono tendenzialmente coprire tutta l’area della città.

Il Comune dovrà farsi parte diligente per individuare gli immobili per quei gruppi di medici che non ne trovino, e soprattutto per i giovani medici, ed eventualmente fornire sussidi tempo-ranei e mirati, e sviluppare la disponibilità di visite a domicilio per le persone che ne hanno ne-cessità.
Se il Comune non avesse venduto molte delle sue proprietà immobiliari, o se, per esempio, si fosse riservato parte delle aree degli scali ferroviari, il compito sarebbe stato assai più facile.

Tenendo conto della situazione sanitaria, delle molte famiglie in difficoltà e della debolezza della sanità regionale, proponiamo che il Comune riprenda l’esperienza dei medici scolastici co-munali, sempre più necessari con la presenza dei migranti e l’arrivo della pandemia.

Difendere la sanità pubblica

Anche la recente pandemia ha dimostrato come la debolezza del sistema sanitario regionale sia carat-terizzata dalla debolezza del comparto pubblico. Il nostro Comune difenderà la sanità pubblica, con-tro la chiusura dei poliambulatori e l’aziendalizzazione del sistema sanitario. Per ripristinare il princi-pio del diritto alla salute implicito nell’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, che è stato via via indebolito e negato.

Non è accettabile che a Milano e in una regione che ha sempre rivendicato l’eccellenza del proprio sistema sanitario, una prestazione o un esame specialistico sia garantito in tempi brevi solo dalle strutture private e a pagamento.

Migliorare i servizi

Al centro delle politiche di assistenza c’è la questione della popolazione anziana (il 23%, più della media nazionale). Per questo occorre migliorare drasticamente l'assistenza domiciliare per gli anziani non autosufficienti, istituire case di riposo e residenze protette diffuse sul territorio e vicine ai luoghi di residenza abituale, a prezzi convenzionati o sociali in caso di redditi minimi.

E una particolare attenzione deve essere data alle politiche di sostegno alle famiglie per incrementare la dotazione di asili nido adeguati alle necessità, affinché siano ridotte drasticamente le tariffe (con-siderando la gratuità in casi particolari), anche stipulando convenzioni con le strutture private esi-stenti.
Bisogna bloccare le esternalizzazioni che negli ultimi dieci anni hanno impoverito la struttura tradi-zionale dell’assistenza comunale.
Costruire una città per tutti significa progettarla e realizzarla perché funzioni per gli adulti e ugual-mente per i bambini come per i cittadini diversamente abili.

Incentiva lo sviluppo dello sport amatoriale, favorendo la realizzazione di nuovi impianti sportivi sia pubblici, sia in project financing, a disposizione dello sport amatoriale; anche favorendo la realiz-zazione di impianti fissi all’aperto, come alternativa all’uso delle palestre al chiuso, per promuovere l’aumento delle attività fisiche gratuite per tutti i cittadini.

4. LAVORO

Ripensare lo sviluppo

Milano, che in questi anni ha puntato troppo sulla crescita immobiliare, prevalentemente di alta qualità, deve decidere quale debba essere il suo sviluppo per il futuro.
La rendita fa ricchi solo i proprietari e il settore a loro contiguo, lo sviluppo di tutte le forze produt-tive garantisce invece lavoro per tutti e per tutti i settori coinvolti.
Su questa alternativa si gioca la crescita democratica.

Supportare e ripensare il mercato del Lavoro

Il mercato del lavoro milanese dovrà essere ripensato e rinnovato e sarà necessario agire per sup-portare la ripresa, con la consapevolezza che questa sarà selettiva. Occorrerà preparare il territorio ad una transizione di competenze, attivando su larga scala un processo di accompagnamento verso nuovi lavori e nuove professioni.
La capacità di adattamento della città, dopo la pandemia, è stata messa alla prova perché non ci sarà un ritorno alla condizione precedente, ma una nuova fase diversa deve ancora essere immaginata”.

Queste parole del Rapporto dell’Osservatorio del mercato del Lavoro della Città Metropolitana in-dicano la strada di un impegno di tutti i pubblici poteri e in primis del Comune per puntare di nuovo alla piena occupazione.

L’emergenza pandemica ha reso inevitabile un rafforzamento delle assistenze e delle tutele rivolte a chi ha perso il lavoro, sia dipendente che autonomo. Nel momento in cui il sistema riparte non siamo di fronte ad un semplice ritorno alla normalità di tutte le situazioni precedenti ma è necessario, in primo luogo, favorire l’incontro di domanda e offerta sul mercato del lavoro con uno sforzo tempe-stivo e rilevante di formazione delle numerose figure professionali richieste che mancano.  Spingere la ripresa significa disporre di forza lavoro competente soprattutto per quanto riguarda le nuove tec-nologie. È essenziale ridurre in tempi rapidi gli attuali livelli di inattività trasformando gli assistiti in lavoratori attivi. Bisogna assolutamente impedire che si diffonda nella società italiana una cultura as-sistenzialistica che frenerebbe la crescita e renderebbe sempre più difficile il funzionamento di quell’ascensore sociale di cui hanno beneficiato alcune generazioni del secondo dopoguerra.

Il ruolo del Comune

Sulle politiche del lavoro il Comune non ha strumenti particolarmente incisivi di intervento ma può disporre nel modo più efficace il funzionamento delle strutture formative di cui dispone o nelle quali ha voce in capitolo, orientandole alla realizzazione di figure professionali particolarmente richieste dal mercato.
Così come può promuovere sia per i dipendenti comunali sia nelle imprese partecipate o controllate modelli contrattuali che si prefiggono l’obiettivo di garantire un servizio di qualità realizzato anche attraverso una politica retributiva strettamente connessa al merito, all’efficienza e alla responsabilità.
Ma di più, nella prospettiva di una riduzione generalizzata degli orari di lavoro, assolutamente coerente con i progetti di digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo e la Pubblica Amministrazione, il Comune di Milano può introdurre forme consistenti di ridu-zione dell’orario di lavoro, magari da compensare in parte con ore dedicate a lavori socialmen-te utili ritenuti necessari in particolari momenti.
È necessario altresì promuovere e realizzare azioni adeguate per sviluppare e attuare la cultura sulla prevenzione e sicurezza sul lavoro attuando tutte le misure utili per azzerare gli infortuni e le morti sul lavoro.
È doveroso garantire attraverso azioni mirate, la piena partecipazione e pari opportunità delle donne a tutti i livelli del processo decisionale nelle amministrazioni pubbliche e nelle aziende partecipate.

Il Comune dovrà dare il suo contributo perché si possa costruire quella “nuova fase” della poli-tica del lavoro che consenta ai cittadini e lavoratori milanesi di uscire dal dramma della pan-demia e della disoccupazione.
Contributo che dovrà anche consistere in sostegni economici, servizi sociali, alloggi, istruzione, an-che utilizzando strategicamente le Civiche Scuole.

5. CASA

Casa come servizio sociale

Per noi la casa è un servizio sociale ed è un diritto di tutti i cittadini: anche di quelli che non dispongono della capacità economica necessaria.
Dopo la sbornia dei grattacieli e delle case per ricchi, ora è il momento di puntare alla casa-servizio sociale per tutti quelli che non ce l’hanno.

Tutte le risorse disponibili e reperibili saranno destinate alla costruzione di nuovi alloggi, alla riqualificazione dei quartieri e dei fabbricati di edilizia popolare, provvedendo immediatamente alla loro assegnazione per evitare lo scandalo degli alloggi sfitti. Dovranno essere eliminate le occupazioni abusive, senza lasciare le famiglie prive di una sistemazione. Si tratta di trovare una sistemazione a tutti i cittadini in difficoltà economiche senza casa e senza fissa dimora con l’obiettivo di consentire loro una vita dignitosa. 

Il Piano urbanistico va cambiato in modo da consentire lo sviluppo di un’edilizia a basso costo per i cittadini meno abbienti.

Prima ancora di modificare il PGT, però, è possibile applicare la legge 167, ancora in vigore e obbligatoria, che impone di individuare il fabbisogno di edilizia economica e di mettere a disposizione aree che soddisfino almeno il 40% del fabbisogno per una nuova politica dell’abitare nella nostra città.

Questo è l’impegno a cui intendiamo assolvere con la nostra presenza in Comune e nei Municipi.
Per evitare gli espropri è possibile utilizzare le aree che il Comune abbia disponibili concedendole con pagamento differito.

Il fabbisogno di chi ha redditi medio-bassi

Secondo uno studio di Nomisma a Milano ci sono circa 150.000 nuclei familiari con un reddito che non consente di accedere all’edilizia sociale ma non consente nemmeno l’accesso all’edilizia libera.
Per questo fabbisogno il Comune deve trovare soluzioni. Per queste famiglie e per l’utenza a medio reddito, oltre a possibili contributi, occorre far rinascere le cooperative edilizie, anche facilitando l’accesso alle aree, che tanto hanno operato negli scorsi anni per risolvere il bisogno di casa delle classi medie.

La gestione dell'edilizia sociale

Occorre che il Comune intraprenda una politica della casa, razionale e innovativa.
Per gli immobili del Comune (e occorrerebbe anche per l’ALER) occorre separare l’attività di ge-stione immobiliare e l’attività di assistenza (assegnazione e riscossione) anche affidandola a servizi diversi.
Se non si separano le due attività la morosità continuerà a impedire la corretta gestione e riproduzio-ne del patrimonio immobiliare.
Occorre che la gestione dell’edilizia sociale, con mezzi diversi dall’alloggio sociale, si faccia cari-co anche delle famiglie che non sono in grado di pagare affitti di mercato.
Anche la gestione dell’ALER e dello stesso istituto sono da riformare profondamente, ma va anche avviato un grande piano per consentire il riscatto delle abitazioni ancora in affitto per gli inquilini che ne hanno diritto, sia della case ALER sia del Comune, impedendo la stipula di affitti a libero mercato nell’edilizia pubblica a chi non abbia più le caratteristiche d’accesso all’edilizia sociale e li-berando gli alloggi per i nuovi bisogni.

Un problema importante è l’abitazione e i servizi per tutta la massa di studenti di altre città e di altri stati che vengono a studiare a Milano. Questi sono spesso strangolati da esose richieste per l’affitto di stanze o appartamenti. Il Comune dovrà, oltre alle residenze universitarie, promuovere con i priva-ti di buona volontà un protocollo per gli affitti calmierati per gli studenti.

6. AMBIENTE

Per tutti e non contro i più deboli

In una città che per motivi geografici e per gran parte dell’anno è funestata dall’inversione termica, che produce il ristagno delle emissioni in aria, la politica ambientale è strategica.
Tuttavia, la politica ambientale deve essere per tutti e di tutti e non può creare due classi di cit-tadini.

Nel campo della mobilità si deve ampliare la quantità e la qualità del servizio pubblico per disincen-tivare l’utilizzo dell’auto privata. Non si deve però perseguire una politica che premi i cittadini più abbienti, come quelli che abitano vicino ai luoghi di lavoro e si possono spostare in bicicletta, o che sono giovani, quelli che si possono permettere l’auto elettrica perché hanno disponibilità economica e un luogo di ricarica, e così via, a danno degli altri cittadini più sfavoriti.
La trasformazione e la transizione ambientale vanno quindi gestite con equilibrio e lungimiranza, senza creare situazioni di conflitto con i cittadini e senza acuire maggiormente le disuguaglianze so-ciali

Deve essere portata a compimento la trasformazione degli impianti di riscaldamento verso le pompe di calore, alimentate con l’abbondante acqua disponibile in falda, in modo da annullare le emissioni locali e dimezzare i costi di gestione. Questo anche con contributi del Comune, come fu per il passaggio dal gasolio al gas. Occorre perseguire e agevolare l’efficientamento energetico attra-verso la ristrutturazione degli stabili pubblici e privati.
In questo modo verrà gradualmente evitata una gran parte dell’inquinamento dell’aria, senza però rinunciare alla graduale riqualificazione del parco veicolare pubblico e privato, creando ed estenden-do i punti di ricarica per le auto elettriche.

Occorre intervenire con delle linee guida sulle aziende partecipate per sollecitare investimenti sul po-tenziamento della rete elettrica, sul risparmio energetico, sulla ricerca, sulle fonti energetiche rinno-vabili, sull’utilizzo dell’idrogeno, sullo sviluppo dell’economia circolare e sul riciclo.

Il 50% del territorio della Città Metropolitana è vincolato a parco, ma i parchi agricoli non sono pian-tumati. Occorre ritornare al paesaggio storico dei canali e così d’acqua piantumati, trovando l’accordo con i conduttori dei fondi. Così si otterrà un’estesa forestazione mitigatrice del clima.

Occorre bonificare e riutilizzare le aree dismesse in un’ottica di rigenerazione urbana e riduzione del consumo di suolo, e recuperare gli immobili dismessi.

I Navigli

Il più grande progetto di trasformazione ambientale sarà la riapertura dei Navigli, e l’utilizzo del reticolo idrico minore, già voluta dai cittadini nel 2011 quando a stragrande maggioranza l’hanno votata al referendum, opera poi inclusa, nella scorsa consigliatura, tra i progetti strategici del PGT, poi in parte progettata ma non ancora attuata. In questo senso il restauro e l’apertura della conca di Viarenna, opera già progettata da anni, sarà il primo vero segnale di questo progetto.
I corsi d’acqua mitigheranno l’isola di calore, innescando un circolo virtuoso di rinnovamento.
Il paesaggio e la qualità ambientale del centro di Milano e non solo, dalla Cassina de Pomm alla Dar-sena, saranno trasformati e questo farà di Milano un punto di riferimento mondiale, un esempio mondiale di trasformazione urbana attraverso la realizzazione di un grande progetto ecologico inte-grato.

Intervento sul sistema idrico

Insieme al progetto Navigli, si propone un grande piano di interventi di riapertura del reticolo idrico minore, utile per il deflusso delle acque grigie e meteoriche da non recapitare ai depuratori, con grande risparmio di costi.
Inoltre, va completata la regolazione delle acque del Seveso, in parte già risolvibile proprio attraverso il progetto Navigli.
Va attuato un grande piano per la manutenzione e messa in salvaguardia della fittissima rete di canali, cavi e rogge tombinate sotto le strade e le case della nostra città.
Sarà importante utilizzare la grande quantità disponibile di acque di falda non potabili ma pulite, utili per il lavaggio delle strade e l’irrigazione dei parchi.
E per questo, data la dimensione del progetto ambientale che ruota intorno al tema delle acque, proponiamo l’istituzione di un Assessorato specifico alle Acque con il compito di gestire il recupero e la trasformazione della rete idrica.

Il Verde

Milano non è città priva di verde e di parchi, campi nei quali la città ha una lunga e storica tradizione; tuttavia, occorre che la sua dotazione di verde sia aumentata.
Si è persa l’occasione di destinare un intero grande scalo dismesso dalle FS ad un nuovo grande par-co, come alcuni avevano proposto, ed ora il verde viene ricavato all’interno delle operazioni immobi-liari, peraltro dovuto in termini di standard urbanistico.
Nella nuova pianificazione occorrerà individuare un nuovo parco urbano degno di questo nome.

Nel frattempo, sarà utile, anche se non facile, individuare, nell’urbano, anche piccole aree che possano diventare giardini di quartiere, come risultato di cessione di standard o come recupero di spazi non utilizzati.

Importante sarà difendere il verde del quartiere San Siro, degli impianti ippici e della aree destinate a parco, e, soprattutto, mantenere l’attuale stadio Mezza, riqualificato e ristrutturato, con nuova destinazione del terzo anello e riqualificazione dell’area circostante, ma evitando ogni nuova costruzione nell’area.

Le attività agricole

Milano è il secondo comune agricolo d’Italia, coltivando una superficie di circa 3000 ha.
Questo verde produttivo di alta qualità, consentito dalla secolare costruzione e miglioramento della rete irrigua, è un’eccellenza della città.
Un’eccellenza che va tutelata dall’invasione della speculazione immobiliare e che costituisce un rilevante aspetto culturale della realtà milanese, aspetto che per lo più viene trascurato.

Lo smaltimento dei rifiuti

Il tema delicato, in questo settore è la TARI.
Infatti, produttori già pagano i costi dello smaltimento dei propri imballaggi, ma anche ai cittadini vengono esposti dei costi in questo settore, tramite la TARI.
Va verificato che non si abbia una doppia imposizione a carico dei cittadini.

Animali domestici

Poiché ormi molti cittadini, soprattutto le persone sole, gradiscono la compagnia di cani e gatti, è opportuno che siano aiutati quando devono temporaneamente lasciare il loro domicilio.
Ci sono alcune strutture private che si occupano della custodia di questi animali, ma sono costose e non sempre garantiscono un adeguato trattamento.
Il Comune potrebbe istituire qualche “albergo temporaneo” per cani e gatti, anche con l’aiuto di vo-lontari, a prezzi calmierati e con garanzia di buon trattamento.

7. STORIA, PAESAGGIO, ARTE E TURISMO

Il paesaggio e i monumenti di Milano sono costituitivi della sua identità

Occorrerà, quindi, tutelare non solo i monumenti, ma anche tutte le vestigia urbane e paesaggi-stiche della città, antiche e moderne.

In particolare, andranno tutelati i parchi storici, il paesaggio, le espressioni della modernità nell’architettura, da quella dei novecentisti a quella più recente, e nell’arte.
Senza alcuna ritrosia nell’introdurre nella città le più avanzate e qualificate espressioni della modernità, andrà curata la compatibilità con il paesaggio e con l’architettura esistente e la sua tutela.

Arte

Milano è un grande polo d’arte, con i suoi musei e le sue ricchissime collezioni private.
Il Comune dovrà ulteriormente sviluppare e sostenere le attività museali e, quando e se necessario e richiesto dai proprietari, favorire la musealizzazione delle collezioni private.
Inoltre, va messo in atto un vero e proprio circuito delle Case Museo, che a Milano rappresentano una vera eccellenza e una rarità a livello mondiale.
Vanno sostenute le storiche gallerie d’arte che hanno rappresentato un’eccellenza milanese e ancora possono avere un importante ruolo.

Va promosso il turismo d’arte qualificando le presenze

Per incentivare il turismo converrà sviluppare una tourist card milanese, sostenuta anche da privati, che includa anche il trasporto pubblico.
Andrà sviluppato un calendario di eventi che copra tutto l’arco dell’anno, per rendere stabile l’afflusso turistico.

8. TERRITORIO, CITTA’ E REGIONE URBANA

Città Metropolitana

La pianificazione urbanistica milanese va integrata con la pianificazione della Città Metropolitana.
Oggi la pianificazione di Milano e quella della Città Metropolitana sono divise, mentre i due territori non sono separati ma condividono problemi, rete dei trasporti, attività, necessità d’integrazione.
E’ giunta l’ora che un piano strutturale di larga maglia unisca i due territori in un'unica prospettiva di tutela e di sviluppo.

La gestione del territorio

Dentro una visione strategica della città occorre un’oculata gestione urbanistica del territorio. L’urbanistica non può esprimersi come la sommatoria di fatti episodici spesso in contrasto tra loro, nei grandi come nei piccoli interventi.
Il Comune deve dare grande importanza alla cura della città, spesso trascurata soprattutto nelle zone più periferiche, alla sua manutenzione, anche ordinaria, al fine di conservare e migliorare le strutture pubbliche ed il decoro urbano.

Pianificazione urbanistica

L’obiettivo è la riqualificazione urbanistica, ambientale e sociale della città senza distinzioni tra centro e periferie. Affinché la città sia vivibile per tutti e ovunque. Affinché a tutti sia garantita la convivenza civile ed un’elevata qualità della vita, senza discriminazione per alcuno.
Per questo occorre un’oculata gestione urbanistica, che punti alla qualità urbana e a nuovi strumenti.
Il PGT va rivisto inserendo i vincoli per le aree a servizi pubblici e per l’edilizia sociale, va modificato il sistema di perequazione ora a grande vantaggio dell’attività immobiliare, vanno aumentati gli oneri di urbanizzazione secondo le richieste di legge.

L’accordo di programma sugli scali ferroviari va rinegoziato a vantaggio dei servizi pubblici, del verde e della qualità urbana.
Va rintrodotto il criterio di localizzazione dei servizi e delle attività ad elevata frequentazione nei nodi della rete dei trasporti pubblici, in primis sul passante ferroviario esistente.
Oggi, dopo la vicenda degli scali ferroviari e le scelte di localizzare importanti servizi in luoghi non dotati di sufficiente accessibilità con il trasporto pubblico, è necessario riprendere, per quanto ancora possibile, la pratica virtuosa del Documento Direttore del 1984, che localizzò sulle stazioni del passante ferroviario i più importanti servizi attrattori di mobilità.

Va ripresa la progettazione del secondo passante, che consentirà la totale accessibilità ferroviaria a Milano da tutta la Lombardia.

Va attuata la legge 167 e individuate le aree per l’edilizia sociale e per le famiglie meno abbienti, anche nel contesto della Città Metropolitana.

Regione urbana

La regione urbana milanese è parte fondamentale dell’ambito economico milanese e come tale deve essere considerata, garantendole informazione e consultazione nella pianificazione delle attività, dei servizi e dei trasporti, anche in collaborazione con la Regione Lombardia.

9. MOBILITA'

Milano e la regione urbana

La città di Milano vive e prospera grazie alla regione urbana che la circonda, che le fornisce la forza economica di una città da cinque milioni di abitanti.
Pertanto, la mobilità estesa da Milano da e per tutti i poli della regione urbana è fondamentale per la vita civile ed economica di Milano.
Perché Milano continui a vivere e prosperare questa mobilità va preservata, anche incrementata, ma in modo che non crei congestione e che non danneggi l’ambiente: i mezzi ci sono e sono già stati in-dividuati.

Riprendere il lavoro

Negli ultimi quindici anni le giunte che si sono susseguite hanno cancellato i progetti per: il secondo passante ferroviario, i parcheggi d’interscambio alle stazioni delle ferrovie e del metrò, i parcheggi residenziali (che con tarda resipiscenza scoprono necessari oggi), i pochi interventi via-bilistici necessari per ridurre la congestione in ingresso in città, le zone 30 per i quartieri della città, e anche la piattaforma sperimentale già finanziata per la distribuzione urbana.

Non si è proceduto a progettare la linea M6 della metropolitana da Nord-Ovest a Sud-Est, già prevista nei piani e oggi perfezionabile, per garantire una metropolitana alle zone a Sud della città (via Ripamonti, Ieo).
Sono state realizzato solo piste ciclabili, non a norma e pericolose, che non hanno ridotto ma persino aumentato la congestione stradale.

Tutto questo enorme lavoro, già impostato ma cancellato, per quanto ancora possibile, va ripreso e messo a punto, altrimenti Milano, dopo un fermo di quindici anni, non riuscirà a mantenere il suo ruolo tra le città più importanti in Europa.

Il punto fondamentale non è il traffico ma l’accessibilità. La riduzione della congestione va attuata non riducendo l’accessibilità veicolare ma aumentando l’accessibilità con i mezzi pubblici, realizzando gli interscambi con il trasporto pubblico, proteggendo i quartieri dal traffico.

Questo sarà l’impegno per la legislatura, con in più il progetto e la realizzazione di una grande rete di piste ciclabili a norma e in sicurezza.

Rivedere le tariffe del trasporto pubblico

Va promossa e realizzata, dopo anni di ritardo, l’integrazione tariffaria tra servizi di trasporto urba-no, metropolitano e regionale, sia su ferro, sia su gomma.

10. CULTURA E ISTRUZIONE

La cultura e l'istruzione al servizio del Capitale umano

La città del Capitale finanziario e del Capitale immobiliare può diventare la città della valorizzazione del suo Capitale umano, per questo sono essenziali cultura e formazione.

Le grandi istituzioni culturali della città, scuole, università, il Conservatorio, i teatri, non ultime le scuole civiche milanesi, hanno bisogno di dialogare tra loro ed espandersi.
Le università possono creare legami con le scuole secondarie superiori, come un tempo succedeva tra il Politecnico e gli Istituti Tecnici, per ricostruire il rapporto positivo tra le università ed il sistema produttivo.

Le scuole civiche milanesi sono un’importante istituzione che può essere di supporto anche alle università (corsi di lingue, studenti stranieri, ecc.) e che va rinnovata e riqualificata, rimediando ai tagli fatti negli ultimi anni.
Il Comune, per parte sua dovrà creare le condizioni perché questa evoluzione si possa verificare.
I cittadini, per parte loro, non devono dimenticare che l’accesso alle università e ai corsi è libero per tutti, non solo agli iscritti.

Un grande ruolo può essere svolto dall’educazione musicale che potrebbe entrare nelle università e nelle scuole, con spettacoli e concerti, sfruttando la grande ricchezza di laureati nei conservatori lombardi.

Tuttavia, Milano è sede di molte università, ma non è una “città universitaria”.
Manca, a Milano, una considerazione complessiva dei bisogni degli studenti, in tema di alloggi e servizi, che ormai sono ai minimi termini e, valutata la massa degli scritti, ancora più ridotti di quelli presenti alcuni anni fa.
La gran parte degli studenti fuori sede deve pagare canoni d’affitto esosi per una stanza.
La nuova amministrazione comunale dovrà coinvolgere tutte le università e le risorse private disponibili perché gli studenti delle università milanesi possano avere livelli di servizi degni di una vera città universitaria, residenziali, culturali, sportivi.

11. LEGALITA' E SICUREZZA

La città non viene ben amministrata, non è sicura, non è sufficientemente presidiata

Anche nel centro ci sono persone che dormono nelle strade, spaccio di droga, risse notturne; dovunque auto in seconda fila; le violazioni del codice della Strada sono numerose, pericolose e mai sanzionate, men-tre nessuno risponde alle lettere, alle richieste e alle proteste dei cittadini.
La movida notturna dopo un certo orario, non monitorata, impedisce il sonno di decine di mi-gliaia di cittadini, in molti luoghi della città, con musica che sfiora i 100 dB, violenze, vandalismi e intimidazioni. La polizia Municipale e le forze dall’ordine, chiamate, non intervengono, mentre il Sindaco Sala chiede “tolleranza”.

Polizia municipale

La sicurezza è il primario compito delle forze di polizia e carabinieri, mentre la sicurezza stradale è prevalente compito della polizia municipale.
Tuttavia, il bisogno di sicurezza nella città è talmente elevato che richiede la collaborazione di tutte le forze disponibili.
Occorre che la polizia municipale torni sulle strade di Milano, per la protezione dei cittadini, per la tutela della sicurezza stradale e della civiltà dei comportamenti, per la necessaria sinergia con le altre forze di polizia.

Le soste irregolari, il dilagare dei monopattini sui marciapiedi, le ripetute e costanti violazioni del codice stradale, hanno reso le strade milanesi un luogo oltremodo pericoloso a tutto scapito dei pe-doni e degli anziani. Le statistiche degli incidenti lo dimostrano.
Gli incredibili episodi di “movida” che dilagano nei quartieri residenziali, accompagnati da vandali-smi, risse, violenze e rumore assordante, devono cessare. Per questo il recente protocollo dell’Amministrazione comunale con gli esercenti va completamente riscritto portando al tavolo dell’accordo i cittadini interessati.
Il Comune deve mettere in campo tutte le sue forze per garantire la sicurezza e la serenità dei cittadini.

12. COMMERCIO

Il commercio a Milano attraversa uno dei suoi momenti più difficili

Già prima della pandemia il commercio di vicinato si stava facendo sempre più raro nei quartieri di Milano, strangolato dalla grande quantità di centri commerciali e dalla scarsità di parcheggi.

Durante la pandemia molte attività sono state chiuse e ora ci troviamo in una città estremamente sguarnita di commercio di vicinato e di artigianato di servizio. che oltre ad essere un servizio essen-ziale per famiglie e anziani, costituisce anche un presidio di sicurezza e qualità della vita sociale, ma anche un elemento importante dell’identità della città.

L’impegno prioritario della coalizione, Socialisti e Liberali è quello di rivitalizzare i sistemi commerciali di vicinato mettendo al centro gli interessi dei cittadini e difendere in tutti i modi le botteghe e le attività storiche.

Si propone un censimento di tutte le attività commerciali della città e la promozione di progetti integrati per la valorizzazione ed il nuovo sviluppo del commercio di vicinato.
Vanno rafforzati i mercati comunali e incentivate forme di autogoverno dei distretti commerciali.

Il Comune, in collaborazione con fondi ed assicurazioni, potrà promuovere l’erogazione di crediti per i commercianti indebitati che ne abbiano bisogno per riaprire l’attività.
Infine, va posto fine alla proliferazione accidentale dei centri commerciali.

13. ATTIVITA’ PRODUTTIVE: TERZIARIO, INDUSTRIA A E ARTIGANATO

Il ruolo del Comune nello sviluppo delle attività produttive

Dopo la pandemia è necessario riavviare e sviluppare la attività produttive della città e della Città Metropolitana. In questa urgente necessità il Comune può avere un ruolo attivo, mobilitando investimenti pubblici e investimenti privati.

Investimenti pubblici

Gli investimenti sull’accessibilità e la mobilità da tanto tempo accantonati e di cui si è detto: M6, secondo passante ferroviario, parcheggi d’interscambio hanno sicuramente la potenzialità di sostenere e sviluppare attività produttive, progettuali, esecutive e gestionali, che possono generare un rapido aumento dei redditi.

Si tratta di opere che richiedono anche finanziamenti statali, che il Comune dovrà richiedere con forza, ma che nella prima fase di pianificazione e progettazione già consentono un consistente avvio di attività.

Inoltre. alcune opere, come i parcheggi d’interscambio, oggi possono essere realizzate da privati a parità di tariffe degli impianti pubblici.

Investimenti privati

Il rilancio dell’economia di Milano deve partire innanzitutto dall’individuazione dei bisogni nuovi dei cittadini in un’economia dei servizi e della conoscenza.
Pertanto il Comune può mobilitare gli investimenti dei privati quando aumenterà strategicamente l’efficienza dei servizi pubblici che gestisce: i trasporti, l’energia, le attività culturali e museali, l’ambiente, l’istruzione, la sanità.
Il sistema del sapere: scuole, università, istituzioni private, deve essere aperto e integrato e non com-partimentato, inoltre aperto a tutti i cittadini.
Sono tutti “ecosistemi” complessi, che il Comune ha la possibilità di sviluppare e integrare, che possono diventare generatori di sviluppo. Di particolare importanza sarà poi la costruzione della sanità territoriale
Anche l’allargamento dell’accessibilità e del contributo di questi “ecosistemi” alla più ampia regione urbana farà rientrare nell’ambito economico milanese nuove forze e nuove capacità produttive.
Le risorse artistiche e naturali, numerose a Milano e nella Città Metropolitana ma non sempre sfrutta-te e sviluppate (si veda il caso dei Navigli) possono essere generatrici di importanti investimenti.

14. IL COMUNE E LE SUE PARTECIPATE

Questioni di strategia

Le società in tutto o in parte partecipate dal Comune ATM, A2A, MM, AMSA, SOGEMI, AMAT, SEA, e altre, costituiscono il braccio strategico e operativo di cui dispone il Comune per realizzare i suoi obiettivi nella mobilità, nell’energia, nella progettazione e gestione, nel commercio, negli studi di mobilità e nell’ambiente.
Dal modo in cui questi fondamentali settori vengono gestiti e dagli obiettivi che queste società si pongono dipende il futuro della città in tutti questi campi.

Si pone quindi un problema di strategia: da una parte la strategia comunale che deve puntare ad una migliore qualità della vita e benessere dei cittadini e ad un’inclusione di tutti i ceti, dall’altra le strategie aziendali che possono non coincidere con quella comunale.

Il punto fondamentale è che non può essere accetta la cosiddetta “cattura”, ovvero il meccanismo per cui gli interessi aziendali prevalgono su quelli politici del Comune.
Queste fondamentali strategie devono essere sempre saldamente gestite dal Comune.

Giorgio Goggi